venerdì 28 febbraio 2014

Il Paese di B.

In una splendida imitazione di Francesco Rutelli, qualche anno fa Corrado Guzzanti faceva dire al leader della Margherita che "il Paese non è di destra nè di sinistra, è tuo Berluscò [..]". E fu un'affermazione profetica.

 

Il berlusconismo ha vinto: in vent'anni ha disintegrato culture politiche e prassi democratiche consolidate ed oggi, forse alla fine della parabola personale di Silvio B. ha varcato i confini del centrodestra e pervade ormai l'intero campo politico.
L'espulsione dei quattro senatori 5stalle ne è l'ennesima conferma: qual'è la colpa di costoro? intelligenza col nemico, cambio di casacca, tradimento del mandato elettorale... niente di tutto questo. I quattro arcinemici del Beppone nazionale si sono limitati a dire, blandamente che forse Grillo avrebbe fatto meglio ad assumere un diverso comportamento durante le consultazioni con Renzi.
Apriti cielo! assemblee congiunte degli eletti a notte fonda, consultazioni online per l'espulsione, meetup locali sfiduciano i traditori dal territorio (?!) e alla fine il responso della rete è: fuori.
il reato? Lesa maestà, d'altro non c'è notizia...
Il totem della democrazia diretta invocato dai grillini come la mano di Allah sulla terra è una bufala più grossa del milione di posti di lavoro che spacciava il Cavaliere a metà anni 90. Nel caso grillino è anche peggio, come dimostra l'immagine sottostante..

Ma anche "il campo dei progressisti" (cit. Massimo D'Alema) soffre gli stessi mali: le primarie aperte a chiunque per scegliere segretario e classe dirigente del Partito sono un'offesa all'intelligenza. Vertice e linea politica del partito la decidono i partecipanti alla vita del partito(cioè i tesserati), secondo logica. Sennò? Sennò ti succede Renzi... che non a caso piace più a destra che a sinistra, che va avanti con le ospitate ad Amici di Maria De Filippi e quando parla è rumore di fondo: praticamente una televendita!
Ma un partito è un'altra cosa: è il confronto fisico tra le persone, non è un braccio di ferro ma, auspicabilmente, al termine di una direzione i vinti portano a casa qualcosa ed i vincitori integrano la posizione iniziale con l'apporto dei contributi di tutti. Per capirci: non è come fa Civati che in direzione vota contro il cambio Letta-Renzi e in aula vota la fiducia-sfiduciata per timore di essere cacciato. Sennò Civà sei un pulcinella non l'opposizione interna. 
Come si vede, i tre principali partiti italiani sono eterodiretti dai loro capi, ed ogni forma di dissenso, o anche minimo scostamento, dal dettato del pater familias si paga caro, carissimo. L'immagine svuota il contenuto e lo irride.
Dunque, saltando a piè pari i piccoli partiti, che per definizione sono partiti personali si può concludere che in Italia non ci sono partiti, e se non ci sono partiti non c'è politica nazionale:

"Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale" 
Costituzione Italiana Art.49

Ma ormai questo è il Paese degli uomini soli al comando, è il Paese in cui le posizioni politiche si esprimono in trenta secondi (il tempo di uno spot), in cui la linea politica la fanno gli istituti demoscopici e un passaggio in tv vale più di anni di militanza, un sorriso smagliante più dell'esperienza. E la Costituzione è solo un pezzo di carta ingiallita. Chissà se la trovo sull'I-store così me la scarico..
 
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