lunedì 14 luglio 2014

Un'altra idea di Senato è un'altra idea di Paese

di Gustavo Zagrebelsky al Ministro Boschi



Gentile signora Ministro,
desidero innanzitutto ringraziarla per l’invito a partecipare all’incontro da lei convocato il giorno 5 maggio per discutere il disegno di legge governativo di riforma della II parte della Costituzione e scusarmi della mia assenza, dovuta esclusivamente – come ho avuto modo di accennarle direttamente – a precedenti impegni che non mi è stato possibile spostare ad altra data. La notizia della convocazione non mi è pervenuta in tempo utile per altra soluzione. Nella conversazione con lei, ho anticipato il mio interesse a farle avere ugualmente, in forma scritta, qualche considerazione in proposito. Ed ecco qui le mie riflessioni, concentrate essenzialmente sulla molto complessa e articolata proposta di riforma del Senato.
1. Il cosiddetto bicameralismo perfetto è certamente una duplicazione difficilmente giustificabile in quanto le medesime funzioni siano attribuite a due Camere che presentano la stessa sostanza politica, come è oggi, in presenza di analoghe leggi elettorali, le cui marginali e irrazionali differenze circa l’attribuzione dei “premi di maggioranza” sono tali da aver creato una grave disarmonia nella formazione delle maggioranze nell’una e nell’altra, ma non tali da averne fatto due organi di natura diversa. L’incongruenza, di per sé, non deriva dalla partecipazione paritaria a procedimenti comuni. Se le due Camere fossero espressione di “logiche e sostanze politiche” diverse, ma ugualmente apprezzabili e meritevoli di concorrere, ciascuna con il suo originale contributo, alla formazione delle decisioni politiche, non vi sarebbe ragione di scandalo. Anzi: la vita politica ne risulterebbe arricchita. Diverso, invece, il caso in cui le logiche e le sostanze politiche siano le stesse (e per di più organizzate in modo incoerente). In tal caso – che è quello che si è determinato nel nostro Paese – il “bicameralismo perfetto” (per identità di funzioni e di natura delle due Camere) è certamente un’incongruenza costituzionale. Ben vengano, dunque, le discussioni e le proposte per il suo superamento. In questo caso, ma solo in questo, vale l’osservazione (che mi pare risalga all’abate Sieyès) che, se le due camere sono d’accordo, una delle due è inutile; e che, se non sono d’accordo, una delle due è un impiccio, un anacronismo.
2. Ugualmente comprensibile, anzi apprezzabile, è l’intento di alleggerire, di limitare i “posti della politica”, e con essi, i “costi della politica”, purché, naturalmente, ciò non si traduca, come effetto, in difetto di rappresentanza democratica, tanto più in presenza di forti correnti antipolitiche, per compiacere le quali esiste il rischio di cedimenti a soluzioni costituzionali antiparlamentari che possono condurre a governi forti, con contrappesi deboli.
3. Altrettanto comprensibile è l’esigenza di funzionalità delle istituzioni parlamentari, funzionalità che è precondizione (insieme alla competenza, alla moralità e alla responsabilità verso i cittadini) per l’efficace difesa della democrazia rappresentativa. Sotto questo aspetto, l’opinione comune è che il bicameralismo, così come l’abbiamo, sia difettoso. È perfino un’ovvietà che, se una legge, per diventare tale, richiede il doppio passaggio in una Camera e nell’altra, i tempi si raddoppiano e, se modifiche sono apportate nella seconda (o terza, o quarta… ) lettura, i tempi s’allungano ancora in questo andare e venire che potrebbe non concludersi mai, o concludersi non in tempo utile.
Si tratta appunto di un’ovvietà, ma forse un po’ troppo ovvia. L’argomento del tempo raddoppiato sarebbe incontrovertibile se si trattasse dell’approvazione di una sola legge. Ma se le proposte di legge sono numerose e si accalcano contemporaneamente, creando ingorghi all’entrata del procedimento legislativo, disporre di due porte d’ingresso consente – per continuare nell’immagine – di smaltire il traffico con una velocità doppia. Mentre una Camera lavora su una proposta, l’altra lavora su un’altra. Vero è che al termine del primo round la legge deve passarne un secondo ma, se il quadro politico fosse solido e omogeneo nelle due Camere, si tratterebbe di una mera convalida. Se non lo è, la questione non è tanto costituzionale, quanto politica. Sembra, insomma, doversi temere l’intasamento del procedimento legislativo, per così dire – “a ingresso unicamerale”, cioè precisamente un effetto contrario alle intenzioni riformatrici. A meno che non si decida di sottoporlo a condizioni e termini iugulatori, come quelli indicati nell’art. 72 u.c. del progetto (60 giorni o anche meno, a discrezione del governo, secondo il Regolamento della Camera), termini che farebbero della Camera, nella realtà, un organo di ratifica delle decisioni del Governo, anche perché l’iniziativa legislativa parlamentare, già oggi sottorappresentata, sarebbe ancor più emarginata in un procedimento monocamerale.
Così, la questione della funzionalità delle procedure legislative – in particolare, sotto il profilo della loro messa in moto – si mostra per quella che effettivamente è: una questione che riguarda il posto della rappresentanza parlamentare nelle decisioni politiche, rispetto al governo.
4. D’altra parte, pur senza disporre di numeri e statistiche, mi pare che la questione dell’allungamento dei tempi legislativi sia non di poco sopravvalutata. Quante sono le leggi che vanno e vengono? E, soprattutto, che genere di leggi sono? L’impressione è che si tratti delle leggi di maggior rilievo, sulle quali esistono contrasti che la democrazia parlamentare dovrebbe non soffocare, ma consentire d’esprimersi in libere discussioni. Oppure, che si tratti di veri e propri errori, la cui correzione è nell’interesse stesso della maggioranza e del Governo; oppure, ancora, di casi di alleggerimento della tensione politica, come quando si dice (e ancora recentissimamente s’è detto e non per poca cosa: la legge elettorale): per ora approviamo, poi ridiscuteremo. D’altra parte, quando il Governo lo ritiene necessario, c’è (quasi) sempre a disposizione la questione di fiducia, che tronca la discussione e fa piazza pulita degli emendamenti, ma sempre sotto il controllo del parlamento, al quale spetta la parola finale.
In mancanza della seconda lettura, che cosa accadrebbe in caso d’errore o di ripensamento? La legge da correggere sarebbe in vigore e occorrerebbe promuovere un nuovo procedimento legislativo per abrogarla o modificarla: sarebbe un’alternativa conveniente, dal punto di vista dell’efficienza? E dal punto di vista della certezza del diritto? Insomma: la seconda lettura non è sempre e solo una perdita di tempo: se fosse una possibilità, quando occorre, invece che una necessità, anche quando non occorre, il giudizio in proposito dovrebbe essere diverso da quello corrente.
5. Fin qui, i miei preconcetti, giustificati o ingiustificati che siano. Ma la questione di fondo, nel mettere mano alla riforma della seconda Camera, è quella della sua sostanza politico-costituzionale. In breve: per quale ragione la si vuole mantenere? E, volendola mantenere in qualche forma, quale funzione rappresentativa le si chiede di svolgere?
Schematizzando e guardando alla storia e agli esempi che ne vengono, i Senati esprimono o ragioni federative, nei confronti dello Stato centrale, o ragioni conservative, di fronte alla Camera elettiva e alle sue mutevoli e instabili maggioranze. Le ragioni federative possono eventualmente, di fatto, risolversi in conservazione e le ragioni conservative possono risolversi in federative. Ma quello che conta è l’accento, cioè la ragione principale e, da questo punto di vista, la distinzione tiene. Il Senato degli Stati Uniti e il Bundesrat tedesco appartengono alla prima categoria; il Senato del Consolato e dell’Impero in Francia (il Sénat detto, per l’appunto, conservateur il quale nel 1814 dispose la decadenza di Napoleone), i Senati delle Carte costituzionali della Restaurazione (dello Statuto Albertino, per esempio) e, per ragioni prevalenti, anche il Senato francese odierno (pur nella sua matrice municipalista) appartengono alla seconda categoria.
Da noi, il dibattito si è orientato pacificamente verso l’idea del Senato come organo rappresentativo delle istituzioni territoriali, cioè – non essendo l’Italia una federazione, se non nel linguaggio politico compiacente – della Repubblica autonomista: non più Senato della Repubblica, ma Senato delle Autonomie, secondo la nuova, rivoluzionaria, denominazione. Rivoluzionaria perché viene mantenuto il divieto di “vincolo di mandato” ma è eliminata (anche per i deputati alla Camera: nuovo art. 67) la “rappresentanza della Nazione”, onde c’è da chiedersi: svincolati in vista di che cosa? Per che cosa saranno eletti? Crediamo che si tratti solo di parole, e non di etica pubblica?
A quanto sembra, l’orientamento anzidetto è dominante in assoluto. Perché ciò che bene funziona in America e in Germania non dovrebbe funzionare altrettanto bene in Italia? Non esistono forse buone ragioni di coordinamento tra enti territoriali anche da noi? E poi chi si arrischierebbe, oggi, a proporre qualcosa di “conservativo”?
6. Comprendo bene che le idee, per quanto possano apparire buone – e quella che vorrei proporre all’attenzione mi pare buona – devono tenere conto delle condizioni date. E le condizioni date sono dettate dall’opinione comunemente condivisa che si è appena detta: una concezione che definirei “amministrativistica” e non “costituzionalistica” del Senato prossimo futuro. Si abbia un poco di pazienza.
La comparazione con gli Stati effettivamente federali – effettivamente significa non che hanno strutture giuridiche federali o simil-federali, ma che hanno radici in realtà così nettamente definite in senso storico-politico come sono gli Stati federati in Usa o i Länder in Germania – questa comparazione, dunque, mi pare porti a dire che la somiglianza con le nostre Regioni è solo esteriore. Le nostre Regioni sono grossi apparati politico-amministrativi che riproducono (salvi, forse, i casi della Valle d’Aosta e della provincia di Bolzano) vizi e virtù dell’amministrazione e della politica nazionale: sono, in altri termini, delle articolazioni più o meno felici di quest’ultima. Non è qui il caso di ragionare sulle cause ma, se ciò è vero, che senso ha un Senato delle Autonomie, se non quello di ricondurre e rispecchiare al centro ciò che già il centro ha trasmesso alla periferia? Che sostanza politica, nuova e diversa, quest’organo esprimerebbe? Nessuna, se non eventualmente maggioranze dissimili da quelle politiche che si formano alla Camera dei deputati. Personale politico di partiti si troverebbe a operare qui e là, e il Senato delle Autonomie si risolverebbe in un segmento secondario d’un sistema politico unico che ha da risolvere al suo interno questioni di natura essenzialmente amministrativa, questioni che, comunque, troverebbero sbocco finale nel contenzioso costituzionale, come già succede ora (con le complesse procedure previste, il rischio è di ulteriore confusione). Si tratterebbe d’un organo di contrattazione di risorse finanziarie e porzioni di funzioni pubbliche, in una sorta di do ut des che già oggi trova la sua sede nelle due “Conferenze” paritetiche Stao-Regioni e Stato-Autonomie locali.
Coloro che ragionano con tanta sicurezza di Senato delle Autonomie temo che assumano essere le “autonomie” qualcosa com’essi desidererebbero ch’esse fossero, ma che non sono. E, se sono quelle che sono, invece che quelle che si vorrebbe che fossero, il loro “senato” si riduce a ben poca e inutile cosa.
7. Se, invece, si volesse cogliere l’occasione della riforma del bicameralismo per un’innovazione che a me parrebbe davvero significativa dal punto di vista non “amministrativistico”, ma “costituzionalistico”, tenendo conto di un’esigenza e di una lacuna profonda nell’organizzazione della democrazia, si potrebbe ragionare partendo in premessa dalla considerazione generale che segue.
Le democrazie rappresentative tendono alla dissipazione di risorse pubbliche, materiali e immateriali. Sono regimi dai tempi brevi, segnati dalle scadenze elettorali, durante i quali gli eletti, per la natura delle cose umane, cercano la rielezione, cioè il consenso necessario per ottenerlo. Non conosciamo noi, forse, questa realtà? Debito pubblico accumulato da politiche di spesa facile nel c.d. ciclo elettorale; sfruttamento delle risorse naturali; devastazione del territorio; attentati alla salute pubblica; abuso dei beni comuni nell’interesse privato immediato; applicazioni a fattori vitali di tecnologie dalle conseguenze irreversibili, ecc. Chi se ne preoccupa, quando premono le esigenze elettorali?
Qui emergono le “ragioni conservative” della seconda Camera: non conservative rispetto al passato, come è stato nel caso dei Senati al tempo delle Monarchie rappresentative, quando si pose la questione del bilanciamento delle tendenze dissipatrici della Camera elettiva e questa, secondo lo schema del “governo misto”, fu affiancata dai Senati di nomina regia. Allora, i Senati erano ciò che restava dell’Antico Regime, della tradizione e dei suoi privilegi. Ciò che si voleva conservare era il retaggio del passato. Oggi, si tratta dell’opposto, cioè di ragioni conservative di opportunità per il futuro. Chi è, dunque, più conservatore? Chi, per mantenere o migliorare le proprie posizioni nel mercato elettorale, è disposto a usare tutte le risorse disponibili per ottenere il consenso immediato degli elettori, o chi, invece, si preoccupa, più che non delle sue proprie immediate fortune elettorali, dell’avvenire e di chi verrà dopo di lui?
8. Su questa linea di pensiero, la composizione del nuovo Senato risulta incompatibile con l’idea di membri tratti dalle amministrazioni regionali e locali o eletti in secondo grado dagli organi di queste, la cui durata in carica coincida con quella delle amministrazioni regionali e locali di provenienza. Questa è la prospettiva “amministrativistica”. Nella prospettiva “costituzionalistica” la provvista dei membri del Senato dovrebbe avvenire in modo diverso. Nei Senati storici, a questa esigenza corrispondeva la nomina regia e la durata vitalizia della carica: due soluzioni oggi, evidentemente, improponibili ma facilmente sostituibili con l’elezione per una durata adeguata, superiore a quella ordinaria della Camera dei deputati, e con la regola della non rieleggibilità. A ciò si dovrebbero accompagnare requisiti d’esperienza, competenza e moralità particolarmente rigorosi, contenute in regole d’incompatibilità e ineleggibilità misurate sulla natura dei compiti assegnati agli eletti.
Voci autorevoli si sono levate in questo senso, in evidente contrasto con la concezione del Senato come proiezione delle amministrazioni regionali e locali. Anche l’idea (per quanto forse già tacitamente accantonata) dei 21 senatori che il Presidente della Repubblica “può” nominare (art. 57, comma 5: dunque la composizione del Senato è a numero variabile e il Presidente può riservarsene una quota per eventuali “infornate”?) tra persone particolarmente qualificate corrisponde all’esigenza qui sottolineata. Si tratta d’una proposta, dal punto di vista democratico, insostenibile per una molteplicità di ragioni che i commentatori hanno già messo in luce e, dal punto di vista funzionale, del tutto irragionevole perché mescola elementi eterogenei. Non c’è bisogno di citare letteratura, infatti, per comprendere che un organo che delibera deve essere omogeneo e che, se non è omogeneo, può formulare pareri (potenzialmente diversi) ma non esprimere una (sola) volontà. Ma l’esigenza di cui i 21 sono espressione è valida e può essere soddisfatta anche per via di elezione, purché secondo i criteri sopra detti. Ai quali se ne dovrebbe aggiungere un altro: il numero limitato dei senatori. Negli Stati Uniti sono due per ogni Stato federato. Perché non anche da noi: due senatori per Regione, eletti dagli elettori delle Regioni stesse? Dunque, senza liste, listoni o “listini” che farebbero ancora una volta del Senato una propaggine del sistema dei partiti, con i condizionamenti e gli snaturamenti della loro funzione che ne deriverebbero. Questa, sì, sarebbe una novità, perfettamente democratica e tale da inserire nel circuito politico energie, competenze, responsabilità nuove. Questo, sì, sarebbe un Senato attrattivo per le forze migliori del nostro Paese che il reclutamento partitico della classe politica oggi tiene ai margini.
9. Uno dei punti critici del Progetto riguarda la determinazione dei poteri e la definizione del rapporto tra le due Camere nel bicameralismo non paritario, cioè in tutti i casi di legislazione non costituzionale. Secondo il nuovo articolo 70, le leggi ordinarie sono approvate dalla Camera dei deputati, tuttavia ogni disegno di legge approvato (e non promulgato) è trasmesso immediatamente al Senato il quale, entro 10 giorni, su richiesta di 1/3 dei componenti può disporre di esaminarlo e, nei 30 giorni successivi, può deliberare proposte di modifica, sulle quali la Camera, negli ulteriori 20 giorni, si pronuncia in via definitiva. La legge è promulgata se il Senato non dispone di procedere all’esame del testo deliberato dalla Camera, se è decorso il termine per deliberare o se la Camera si è pronunciata definitivamente. In una serie di casi determinati per materie (art. 70, comma 4) la Camera deve conformarsi alla deliberazione del Senato, a meno che non si pronunci in senso diverso a maggioranza assoluta. In materia di bilanci, la Camera non può discostarsi se non a maggioranza assoluta, solo se il Senato si è pronunciato a sua volta a maggioranza assoluta. Non è qui possibile discutere la ragionevolezza di questo labirinto di regole e della bilancia che può pendere ora a favore di una Camera, ora dell’altra, a seconda delle maggioranze, e a seconda delle materie. Questo giuridicismo, applicato a organi politici, è sensato? Può funzionare? Soprattutto, non c’è il rischio di conflitti? In tema di revisione del titolo V, il Progetto si è orientato al superamento del criterio delle competenze per materia, che l’esperienza ha dimostrato essere fonte di possibili frequenti contrasti. Qui, invece, le materie ricompaiono. Ma, soprattutto, che senso ha la “supervisione” del Senato quando già è nota l’esistenza d’una maggioranza alla Camera, in grado comunque d’imporre la propria scelta? Un lamento, una protesta fine a se stessa, tanto più in quanto la legge elettorale sia tale (ma sarà tale?) da costruire più o meno artificialmente vaste maggioranze legislative alla Camera dei deputati. Se esistono obiezioni, sarà la Camera stessa a prenderne cognizione. Non è che i pro e i contra sono sconosciuti, fino a quando non “scende in campo” un organo abilitato a manifestarli. La procedura davanti al Senato sarà presumibilmente destinata alla sterilità. La controprova della sua futilità è l’assenza della questione di fiducia in questa procedura: il Governo non ne ha bisogno, perché ciò che solo conta è quanto accade alla Camera dei deputati.
Nella prospettiva del superamento “costituzionalistico” del bicameralismo paritario, i problemi di convivenza delle due Camere si potrebbero risolvere così. Alla Camera dei deputati, depositaria dell’indirizzo politico, sarebbe riservato il voto di fiducia (e di sfiducia). Le leggi sarebbero approvate normalmente in una procedura monocamerale. Il Senato, nei casi – si presume di numero assai limitato, ma non elencabili a priori – in cui ritenga essere a rischio i valori permanenti la cui tutela è sua responsabilità primaria, potrebbe chiedere l’attivazione della procedura bicamerale paritaria. Qui ci sarebbe la funzione di garanzia come “camera di ripensamento”, insieme allo snellimento delle procedure in tutti i casi in cui il doppio esame non appare necessario. A sua volta, potrebbe essere proprio la Camera, per semplificare e ridurre i tempi, a chiedere eventualmente che sia il Senato a pronunciarsi per primo.
10. Un’ultima osservazione. Un certo numero di costituzionalisti, nei giorni trascorsi, ha denunciato con toni d’allarme il pericolo d’involuzione autoritaria, anzi padronale, del nostro sistema politico. Volendo vedere solo e isolatamente la questione della riforma del bicameralismo, la denuncia è apparsa eccessiva, allarmistica. Tuttavia, si parlava in quella circostanza della riforma del Senato non in sé stessa, ma come elemento d’un quadro costituzionale, formale e materiale, assai più complesso. Il quadro è composto, sì, dalla marginalizzazione della seconda Camera, ma anche dalle prospettive in cui si annuncia la riforma della legge elettorale, in vista di soluzioni fortemente maggioritarie e debolmente rappresentative, tali da configurare una “democrazia d’investitura” dell’uomo solo al comando, tanto più in quanto i partiti, da associazioni di partecipazione politica, secondo l’art. 49 della Costituzione, si sono trasformati, o si stanno trasformando in appendici di vertici personalistici, e in quanto i parlamentari, dal canto loro, hanno scarse possibilità d’autonomia, di fronte alla minaccia di scioglimento anticipato e al rischio di non trovare più posto, o posto adeguato, in quelle liste bloccate che la riforma elettorale non sembra orientata a superare. La denuncia dunque veniva, e ancora viene, da quello che i giuristi chiamano un “combinato disposto”. La visione d’insieme è quella d’un sistema politico che vuole chiudersi difensivamente su se stesso, contro la concezione pluralistica e partecipativa della democrazia, che è la concezione della Costituzione del 1948. La posta in gioco è alta. Per questo è giusto lanciare l’allarme.  [..]

Con molti cordiali saluti e auguri di buon lavoro
Gustavo Zagrebelsky


Naturalmente la proposta di riforma va all'approvazione delle Camere così com'è. Cambiare verso alla capacità di ascolto no?

venerdì 13 giugno 2014

La fine dei decisionisti



C'è qualcosa di nuovo in Italia, qui si riforma con la mitraglia. C'è un Presidente del Consiglio che non segue alcun consiglio. C'ha due denti da coniglio, è un decisionista di gran piglio. Sguscia via tra tipi loschi con l'aiuto della Boschi. Buona quella, per di più, lo si può dire anche senza "u". Civatiani e dissidenti se li mastica tra i denti, se non stai coi vincitori dal partito resti fuori. E quei vecchi del pd, che ci fanno ancora qui? Già si sa che è così: il trionfo personale, non dà tempo a blaterare! Perditempo e lavativi, son per voi tempi cattivi, qui si marcia notte e dì per la maggior gloria di quello lì. La riforma costituzionale senza men si deve fare: è un pasticcio, una manfrina "presto, presto!" una vocina, arriva qui fin dalla Cina. Se per voi è così amar non poter partecipar, c'è la porta, e fuori, il mondo.con un tweet io v'affondo. Pensavate di contar? sciocchi, solo io son la star! Il partito è democratico, tanto quant'io son simpatico! E con queste quattro rime, resti chiaro, son le prime, io continuo a comandar: sono Renzisuperstar! Vi saluto con passione, io son RenziNapoleone!

Il cesarismo politico, di cui su questo blog ogni tanto avrete avuto modo di leggere, è il peggiore dei mali di questo Paese. La retorica dell'uomo solo al comando che vince le resistenze e gli inciampi che incontra lungo il suo luminoso cammino, si arricchisce di nuovi episodi. L'aspetto inedito è la sua coniugazione in quello che ama definisrsi "il maggior partito della sinistra italiana" (alèèè!!). Finora questi gran pezzi d'uomini con la mascella d'acciaio li aveva prodotti la destra fascista e la destra berlusconista, oggi si sperimenta a sinistra ma i caratteri sono gli stessi e ci sono tutti: indispensabilità del leader per arrivare alla vittoria, piglio più autoritario che autorevole, assoluta intolleranza a qualsiasi moderatissima obiezione al dettato del capo, e poi aspetti "futuristici": velocità, pseudo-efficienza, adorazione del nuovo/condanna del vecchio (nel senso delle persone, delle procedure, dei modi e delle idee). Prendiamo ad esempio il caso Mineo. Il buon Corradino è un pò anziano (sarà vicino ai sessanta) e già qui parte male! Poi non è renziano (e questo è pure peggio!!), ma di indole collaborativa: si limita a consigliare il Principe, fa proposte (fa proposte? peggio del peggio!! chi si crede di essere?). Per sua grande sventura è (era) Presidente della Commissione Costituzionale al Senato. E' stato appena defenestrato causa disaccordo con la Riforma del bicameralismo del Grande Leader del 40.8%. A suo maggior scorno, il Grande Leader non si è nemmeno sporcato le mani col suo cadavere (Renzi è in oriente e da lì emana editti che ricordano quello di Sofia), ma ci ha pensato la sua casalinga preferita Maria Elena con un colpetto di scopa a scaraventarlo giù come si fa con uno scarafaggio.
La sostanza è: Mineo Chiti e gli altri cosiddetti dissidenti proponevano di discutere la riforma del Senato secondo la proposta di Chiti, anzichè fare una seconda camera con sindaci e presidenti di regione, senatori a vita-temporanei (nel senso che dopo un certo tempo verrebbero soppressi? boh!), il gatto con gli stivali, i sette nani e una delegazione di puffi. Il diktat è : non si discute! in aula ci va la proposta del governo, poi magari ci metti pure la fiducia sopra e deve passare così com'è. Risultato: Mineo defenestrato, macchine avanti tutta!!.
Adesso, da buoni cristiani, ditemi voi: in un partito così ci si può stare? è un partito una roba così? Uomini liberi, semiliberi, liberti, civatiani e non non vi sembra il caso di ascoltare un vecchio consiglio del clown? non è ora che scendiate da quell'aereo più pazzzo del mondo che è il PD? Meditiamo...

P. S. ero preoccupato nello scrivere questo post, mi poteva toccare per una volta dar ragione ai grillini "hai visto che pure nel pd si fanno le epurazioni? e senza neanche votazione online!" Grazie a Dio il buon Luigi Di Maio mi ha salvato da questa eventualità, dichiarando che bene ha fatto il pd ad eliminare Mineo visto che era in disaccordo con la maggioranza del suo partito. Ammazza che statista! Ecco, grazie Di Maio, per avermi ricordato che la maggioranza ha sempre ragione! e che le minoranze, per innocue che siano, vanno buttate fuori a calci in culo!

P.P.S. Nota storica. Ricordate ai decisionisti la fine dei loro predecessori: Napoleone Bonaparte è morto da solo su uno scoglio, Benito Mussolini è finito a testa in giù a Piazzale Loreto e quell'altro è un vecchio rincoglionito che passa le mezze giornate a tediare anziani in un ospizio. Pensateci un attimo.           

sabato 7 giugno 2014

Chiedilo a Ennio
I dubbi del Clown



Ennio, ma tu come la vedi la situazione in Italia?

"Appartengo alla minoranza silenziosa. Sono di quei pochi che non hanno più nulla da dire e aspettano. Che cosa? Che tutto si chiarisca? L'età mi ha portato la certezza che niente si può chiarire: in questo paese che amo non esiste semplicemente la verità. Paesi molto più piccoli e importanti del nostro hanno una loro verità, noi ne abbiamo infinite versioni." 
Ennio Flaiano, italiano, abruzzese, pescarese


















giovedì 5 giugno 2014

 Per un'Italia libera e onesta
 di Gustavo Zagrebelsky



Il nostro Paese sta sprofondando nel conformismo (…) siamo usciti da una consultazione elettorale che ha dato il risultato a tutti noto, ma la cosa che colpisce è questo saltare sul carro del vincitore. Tacito diceva che una delle abitudini degli italiani è di ruere in servitium: pensate che immagine potente, correre ad asservirsi al carro del vincitore. Noi tutti conosciamo persone appartenenti al partito che ha vinto le elezioni che hanno opinioni diverse rispetto ai vertici di questo partito. Ora non si tratta affatto di prendere posizioni che distruggono l’unità del partito, ma di manifestare liberamente le proprie opinioni senza incorrere nell’anatema dei vertici di questo partito (…) Queste persone, dopo il risultato elettorale, hanno tirato i remi in barca e le idee che avevano prima, oggi non le professano più. Danno prova di conformismo. (…) 
La nostra rappresentanza politica
è quella che è (…) La diffusione della corruzione è diventata il vero humus della nostra vita politica, è diventata una sorta di costituzione materiale. Qualcuno, il cui nome faccio solo in privato, ha detto che nel nostro Paese si fa carriera in politica, nel mondo della finanza e dell’impresa, solo se si è ricattabili (…) Questo meccanismo della costituzione materiale, basato sulla corruzione, si fonda su uno scambio, un sistema in cui i deboli, cioè quelli che hanno bisogno di lavoro e protezione, gli umili della società, promettono fedeltà ai potenti in cambio di protezione. 
È UN MECCANISMO omnipervasivo che raggiunge il culmine nei casi della criminalità organizzata mafiosa, ma che possiamo constatare nella nostra vita quotidiana (…)   
Questo meccanismo funziona nelle società diseguali, in cui c’è qualcuno che conta e che può, e qualcuno che non può e per avere qualcosa deve vendere la sua fedeltà, l’unica cosa che può dare in cambio (…) Quando Marco Travaglio racconta dei casi di pregiudicati o galeotti che ottengono 40 mila preferenze non è perché gli elettori sono stupidi: sanno perfettamente quello che fanno, ma devono restituire fedeltà. Facciamoci un esame di coscienza e chiediamoci se anche noi non ne siamo invischiati in qualche misura. (…)   
Questo meccanismo fedeltà-protezione si basa sulla violazione della legge. Se vivessimo in un Paese in cui i diritti venissero garantiti come diritti e non come favori, saremmo un paese di uomini e donne liberi. Ecco
libertà e onestà. Ecco perché dobbiamo chiedere che i diritti siano garantiti dal diritto, e non serva prostituirsi per ottenere un diritto, ottenendolo come favore.   
Veniamo all’autocoscienza: siamo sicuri di essere immuni dalla tentazione di entrare in questo circolo? (…) Qualche tempo fa mi ha telefonato un collega di Sassari che mi ha detto: “C’è una commissione a Cagliari che deve attribuire un posto di ricercatore e i candidati sono tutti raccomandati tranne mia figlia.
Sono venuto a sapere che in commissione c’è un professore di Libertà e Giustizia…”. Io ero molto in difficoltà, ma capite la capacità diffusiva di questo sistema di corruzione, perché lì si trattava di ristabilire la par condicio tra candidati. Questo per dire quanto sia difficile sgretolare questo meccanismo, che si basa sulla violazione della legge. Siamo sicuri di esserne immuni? Ad esempio, immaginate di avere un figlio con una grave malattia e che debba sottoporsi a un esame clinico, ma per ottenere una Tac deve aspettare sei mesi. Se conosceste il primario del reparto, vi asterreste dal chiedergli il favore di far passare vostro figlio davanti a un altro? Io per mia fortuna non mi sono mai trovato in questa condizione, ma se mi ci trovassi? È piccola, ma è corruzione, perché se la cartella clinica di vostro figlio viene messa in cima alla pila, qualcuno che avrebbe avuto diritto viene posposto. Questo discorso si ricollega al problema del buon funzionamento della Pubblica amministrazione: se i servizi funzionassero bene non servirebbe adottare meccanismi di questo genere. Viviamo in un Paese che non affronta il problema della disonestà e onestà in termini morali. (…) Se non ci risolleviamo da questo, avremo un Paese sempre più clientelarizzato, dove i talenti non emergeranno perché emergeranno i raccomandati, e questo disgusterà sempre di più i nostri figli e nipoti che vogliono fare ma trovano le porte sbarrate da chi ha gli appoggi migliori. È una questione di sopravvivenza e di rinascita civile del nostro Paese. Ora, continuiamo a farci questo esame di coscienza: non siamo forse noi, in qualche misura, conniventi con questo sistema? Quante volte abbiamo visto vicino a noi accadere cose che rientrano in questo meccanismo e abbiamo taciuto? Qualche tempo fa, si sono aperti un trentina di procedimenti penali a carico di colleghi universitari per manipolazione dei concorsi universitari (…) Noi non sapevamo, noi non conoscevamo i singoli episodi (…) e per di più non siamo stati parte attiva del meccanismo, ma dobbiamo riconoscere che abbiamo taciuto, dobbiamo riconoscere la nostra correità.
  
PROPOSTA: Libertà e Giustizia è una associazione policentrica che si basa su circoli, che sono associazioni nella associazione, radicati sul territorio e collegati alla vita politica. Non sarebbe il caso che i circoli si attrezzassero per monitorare questi episodi, avendo come alleati la stampa libera e la magistratura autonoma? Potrebbe essere questa una nuova sfida per Libertà e Giustizia, controllare la diffusione di questa piovra che ci invischia tutti, cominciando dal basso, perché dall’alto non ci verrà nulla di buono, perché in alto si procede con quel meccanismo che dobbiamo combattere.

domenica 1 giugno 2014

Passate l'elezioni, sci vabbò ma chi ha vinto?














Sostiene chi se ne intende che il giorno dopo le elezioni non si trova un partito che le abbia perse. Tra analisi soggettive/oggettive, confronti con i risultati peggiori/migliori di sempre, confronti con i sondaggi dell'ultimo minuto ognuno può trovare motivi di soddisfazione. Così è stato, così sempre sarà, così è per le europee.
Andiamo con ordine che il clown ve le smonta tutte. 
The winner is: MatteoPieraccioniRenzi ed il suo Super-partito.
Dice: questi hanno vinto, hanno stravinto, come fai a negarlo?
Dico: il 41.8% alle europee è risultato netto ed incontestabile. Come mai? In termini assoluti di voti c'è qualche episodio precedente che nega il record storico al fiorentino, ma la percentuale è inedita. E' così che si governano gli italiani: faccia tosta e pane al popolo. L'ostentazione di una certa sicurezza nella guida (l'sotentazione ho detto, solo quella) e le famose 80 euro che sommate alla reale mancanza dei competitori hanno polarizzato il voto sui democratici. Renzi solleva molta polvere ed in quella polvere gli italiani presumono che si stia lavorando a qualcosa. Presumono, infatti, e quella presunzione gli è sufficiente... visti i chiari di luna a cui sono stati abituati. Ma l'agenda di governo è indietro su tutte le voci, le riforme non si  vedono, le scadenze che l'efficientissimo sindaco si è dato sono quasi tutte alle spalle e la ciccia non si vede. Risponderebbe lui: "e sò vent'anni ch'aspettate 'he vi 'ambia na settimana avanti o una indietro, Maremma!",  ci cambia che prima o poi la polvere si depositerà e a tutti sarà chiaro quello che il PD faceva nel polverone. Poi c'è da dire che il risultato è stato ottenuto maciullando gli alleati di governo con Scelta Civica e Centro Democraico scomparsi, e Nuovo Centro Destra sopra al 4% solo grazie al ticket con i Casiniani. E in un ottica di legittima vocazione maggioritaria ci starebbe anche. Quello che dovrebbe far pensare i piddini esultanti è l'episodicità dell'evento: le contemporanee elezioni regionali in Piemonte ed Abruzzo raccontano una storia diversa. Nonostante la presenza di numerosi top player elettorali (Chiamparino e D'Alfonso presidenti ad esempio), in Piemonte il PD non raggiunge il 32%, pure un buon risultato, ed in Abruzzo fa poco più del 25%. Percentuali bersaniane diciamo.. 
E dunque la vittoria di Renzi è quello che è: una cambiale dagli italiani per vedere che combina. Ma le cambiali prima o dopo scadono.   
The losers are: BeppeHitler e NonnoSilvio.
BeppeHitler in realtà ha perso per avidità: i sondaggi lo davano poco sotto la percentuale PD e lui si è fatto ingolosire dall'idea del sorpasso. Alzando i toni con "il voto di scambio da 80 euro", inanellando una serie di gaffes politiche, caricando sul carro dei candidati gente mai vista nè sentita nei suoi meetup, ha dato l'impressione alla parte più libera del suo elettorato che la vittoria era già cosa fatta e che magari stavolta si poteva anche optare per il restare a casa. Errore mortale. Quel paio di milioni di voti mancanti non sono stati fagocitati da Renzi, semplicemente si sono astenuti. Inoltre stigmatizzare le 80 euro ha contribuito a danneggiare i 5stalle: se 80 euro sono voto di scambio, allora lo era anche il reddito di cittadinanza? e se si, come si fa a sottovalutare il fatto che chi le avrà, le 80 euro le avrà già in busta da questo mese, mentre il reddito di cittadinanza sarà argomento buono anche per le prossime campagne elettorali? Cioè, l'impressione dell'italiano è: Beppe ha detto che forse, domani, se dovesse vincere lui le elezioni, potrebbe riuscire a trovare le coperture necessarie per dare un reddito minimo a tutti gli italiani; Renzi dà 80 euro in busta paga a circa 10 milioni di italiani da giugno 2014. Confrontate le due frasi e misurate il grado di ipoteticità di ognuna, poi ditemi per chi votate. 
Ma che NonnoSilvio ha perso veramente? Neanche il Clown l'ha capito fino in fondo.. ForzaItalia rediviva si piazza sopra al 16% in tutte le competizioni elettorali del 25 maggio ed è un risultato niente male visto quel che passa il convento. E il convento passa Berlusconi ai servizi sociali, gli alfaniani armati contro i forzisti ed una campagna elettorale francamente ridicola tra dentiere e canili. Stare sopra al 16% in queste condizioni è nient'altro che sorprendente (oltre che preoccupante per il Paese). Inoltre, per NonnoSilvio i risultati degli altri partiti di area centrodestra, definibili solo con la parola "desolanti", spingerà ad una ricomposizione presto o tardi del campo di destra. E nel campo di destra il nonno è ancora il capofamiglia, nonostante i dolori del giovane Fitto.
Tutto il resto è noia: sopra allo zerovirgola c'è solo Tsipras ma il successo della lista del papa nero è messo in discussione persino da chi l'ha ottenuto, le tentazioni radicali e la forza centripeta del Pd potrebbero smembrare quel bottino di voti e polverizzare ancora di più la proposta politica a sinistra dei democratici. Ma tant'è, se ve piace così.... 

Pace e bene.  

martedì 29 aprile 2014

L’analfabeta politico

 

Il peggiore analfabeta
è l’analfabeta politico.
Egli non sente, non parla,
nè s’importa degli avvenimenti politici.

Egli non sa che il costo della vita,
il prezzo dei fagioli, del pesce, della farina,
dell’affitto, delle scarpe e delle medicine
dipendono dalle decisioni politiche.

L’analfabeta politico è così somaro
che si vanta e si gonfia il petto
dicendo che odia la politica.

Non sa l’imbecille che dalla sua
ignoranza politica nasce la prostituta,
il bambino abbandonato,
l’assaltante, il peggiore di tutti i banditi,
che è il politico imbroglione,
il mafioso corrotto,
il lacchè delle imprese nazionali e multinazionali.

Bertolt Brecht

mercoledì 23 aprile 2014

Lettura della settimana


Che c'entriamo con noi con i moai dell'Isola di Pasqua? C'entriamo, c'entriamo... 
"Il punto non è deprecare il presente, ma comprendere il significato delle tante cose che accadono e avvolgono la nostra democrazia".

martedì 22 aprile 2014


 Elogio della candidatura


di Elso Simone Serpentini (da www.iduepunti.it)
...Se volete sapere chi furono i miei maggiori, ebbene sappiate che non mi ha generato un partito politico, di quelli ancora mezzo morti e quasi ciechi che ci sono ancora, ma un gruppo in pieno vigore e fervente di giovinezza, ebbro di quel nettare del quale si beve generosamente al banchetto del qualunquismo quando si viene convocati in nome della cosiddetta società civile.

Se poi volete sapere il luogo dove sono nato, visto che oggi voi elettori attribuite tanta importanza al luogo dove si sono emessi i primi vagiti, sappiate che io non sono nato in una riunione di partito da una designazione congiunta tra maggioranza e minoranza, né dall’indicazione sovrana di un capobastone di corrente, ma in un’isola dove tutto cresce senza seme né aratro, dove non esistono fatica, vecchiaia, malattie, un luogo che non ha ancora un nome e per questo lo chiamano Utopia. Da ogni parte mi adulano tenere fanciulle, magnificando le mie lodi, e mi trovo sempre tra tante delizie. E’ folto e numeroso il corteo dei miei sostenitori e delle mie sostenitrici, tanto che nessun altro candidato potrà mai avere l’eguale.

Quella che vedete con le sopracciglia inarcate è  Filautia, la mia segretaria, che conosce tutti i miei segreti e le mie aspirazioni, prende i miei appuntamenti, fissa le date dei miei incontri pubblici e privati; quella che sembra ridere con gli occhi è la mia consulente per le presenze televisive, sempre accorta e attenta; quella che batte sempre le mani è la mia capo-claque, che quando incontro gli elettori dà il via agli applausi nei momenti più indicati, con dotta sapienza; quella mezza addormentata e vinta dal sonno si chiama Lete ed è tra le collaboratrici la più preziosa, perché è quella il cui compito consiste nel far dimenticare a tutti le  mia promesse non mantenute e le poche ombre del mio passato politico.

Quella appoggiata sui gomiti, con le mani intrecciate, è la mia gost writer, mi scrive i discorsi, che imparo a memoria, e inventa per me gli slogans più affascinanti; l’altra, cinta da un serto di rose, cura gli addobbi delle sale dove mi reco a parlare e a fare discorsi; quell’altra dai mobili sguardi lascivi deve cercare di portare dalla mia parte gli elettori maschi, invitati ad offrirmi il loro appoggio con provocanti quanto suggestivi consigli.

Tra le fanciulle potete vedere anche due dei: maschi, ma con un temperamento che non ha niente da invidiare, quanto a determinazione e fascino, a quello delle donne del mio corteo. Il loro compito non è meno importante: consiste nel curare l’eleganza del mio abbigliamento e del mio comportamento. Con l’aiuto di tutta questa mia corte, io primeggerò su tutti gli altri candidati e sarò candidato tra i candidati, eletto fra gli eletti, sovrano fra i sovrani.

Vi ho detto origine, educazione, compagni. Ora, perché a qualcuno non paia senza fondamento la mia pretesa di essere eletto, drizzate le orecchie e ascoltate di quanta utilità la mia elezione potrà risultare alla città e ai cittadini e quanto sarà grande il beneficio che tutti trarranno dalla mia vittoria. Se, infatti, non senza saggezza, qualcuno ha scritto che essere eletto proprio questo significa: giovare agli altri ancor più che a se stessi, se a buon diritto sono stati eletti in passato e ammessi in consiglio candidati che avevano promesso anche vino, grano e simili beni, perché io non dovrei a buon diritto essere ritenuto e proclamato eletto fra gli eletti, dal momento che io posso essere quanto a benefici il più prodigo di tutti? Innanzitutto, che cosa può esserci di più dolce e prezioso della mia elezione? Tutti ne saranno felici e con essa farò felici tutti.

Dispenserò felicità alla mia città e a tutti con la testa, con il volto, con il cuore, con le mani e con l’orecchio. Sì, anche con l’orecchio, perché saprò ascoltare tutti e a tutti prestare ascolto, soprattutto ai giovani. Di dove, di grazia, questa benevolenza per la gioventù? Di dove, se non da me? Sarà per merito mio se i giovani troveranno un posto di lavoro, per merito mio guadagneranno e saranno sempre di buon umore, e questa felicità durerà in loro anche quando, cresciuti, con l’esperienza e l’educazione acquisteranno una certa maturità e, anche se sarà sfiorita la loro bellezza, illanguidita la loro alacrità e inaridita la loro attrattiva, venuto meno il vigore, grazie a me continueranno a sperare in un radioso futuro.

Quanto più gli elettori si allontaneranno da me, tanto meno vivranno felici, e, quando sopraggiungerà la gravosa vecchiaia, la molesta vecchiaia, odiosa non solo agli altri, ma anche a se stessa, nessuno riuscirà a sopportarla se, ancora una volta, impietosita da tanto soffrire, non verrò in aiuto io con le mie tante elargizioni, in cambio di una umile e modesta cosa quale la preferenza a me accordata alle elezioni. Io riporterò all'infanzia quanti saranno prossimi alla tomba e che il volgo, non senza fondamento, usa chiamare rimbambiti, li condurrò alla fonte dalla quale sgorgherà per mio esclusivo merito il latte che sarà per loro fonte di vita e continuerò ad elargire loro i miei benefici fino a quando saranno in grado di recarsi alla cabine elettorali e scegliere me quale candidato preferito. Delireranno, non ragioneranno più, ma sapranno ancora votarmi e riusciranno a farlo.
Paragoni ora chi vuole questo mio beneficio con quelli promessi ed elargiti dagli altri candidati. E non sto a ricordare quello che fanno quando li possiede l'ira per non essere stati votati; parlo di coloro che hanno goduto dell’elezione, ma dopo essere stati votati si sono trasformati in autori di promesse mancate, diventando alberi, uccelli, cicale, e perfino in serpenti, come se nel diventare altro consistesse il non rispettare il proprio programma elettorale.

Al contrario, i miei elettori sono tutti grassottelli, lustri, senza una ruga, proprio come quelli che chiamano porcelli d'Acarnania, immuni, per certo, da qualunque povertà e da qualsiasi disturbo senile, a meno che non si trovino a subire in qualche misura il contagio dei miei avversari politici, come capita, poiché la vita non consente mai una completa felicità. Vadano pure gli altri, stoltissimi elettori, a dare il loro voto ad altri candidati, a qualsiasi altro autore di vaghe e non mantenute promesse. Saranno voti persi, perché solo io posseggo quel filtro miracoloso che consente di mantenerle e la forza per usarlo.

Passate in rassegna tutte le liste di candidati, e trovatene uno solo che possa osare di dirsi a me pari, e di garantire uguale protezione ai propri elettori, che abbia la stessa fama di sapiente, che possa garantire più di me una vita felice, fatta di conviti, balli, canti e giochi. Chi non sceglierà me, fra tutti, come il sempre più allegro, il sempre più giovane, il sempre più generoso e dispensatore di posti di lavoro, di svaghi e di piaceri? Forse taluni penseranno che io millanti, chiuderanno gli occhi e non riusciranno così a vedere i mille e tanti vantaggi della mia elezione, si illuderanno che, votando un altro candidato, potranno operare una scelta migliore.

Essi andranno così incontro ad un ben triste destino e si pentiranno ben presto della loro scelta, capendo troppo tardi di essersi fatti ingannare da meriti che non erano meriti, vantaggi che non erano vantaggi e di aver seguito da sciocchi un altro corteo, diretto da un’altra entità di cui Erasmo tessé un elogio come questo: la Pazzia.

domenica 30 marzo 2014

L'indecenza fatta decreto


Riporto l'appello lanciato da Libertà e Giustizia contro la riforma del Senato con relative modifiche Costituzionali. Io ho firmato l'appello, voi almeno sappiate che la vasellina è già pronta: attenti a chi vi sorride e vi passa alle spalle...

 "Stiamo assistendo impotenti al progetto di stravolgere la nostra Costituzione da parte di un Parlamento esplicitamente delegittimato dalla sentenza della Corte costituzionale n. 1 del 2014, per creare un sistema autoritario che dà al presidente del Consiglio poteri padronali. Con la prospettiva di un monocameralismo e la semplificazione accentratrice dell’ordine amministrativo, l’Italia di Matteo Renzi e di Silvio Berlusconi cambia faccia mentre la stampa, i partiti e i cittadini stanno attoniti (o accondiscendenti) a guardare. La responsabilità del Pd è enorme poiché sta consentendo l’attuazione del piano che era di Berlusconi, un piano persistentemente osteggiato in passato a parole e ora in sordina accolto.
Il fatto che non sia Berlusconi ma il leader del Pd a prendere in mano il testimone della svolta autoritaria è ancora più grave perché neutralizza l’opinione di opposizione. Bisogna fermare subito questo progetto, e farlo con la stessa determinazione con la quale si riuscì a fermarlo quando Berlusconi lo ispirava. Non è l’appartenenza a un partito che vale a rendere giusto ciò che è sbagliato. Una democrazia plebiscitaria non è scritta nella nostra Costituzione e non è cosa che nessun cittadino che ha rispetto per la sua libertà politica e civile può desiderare. Quale che sia il leader che la propone".

Primi firmatari: Nadia Urbinati, Gustavo Zagrebelsky, Sandra Bonsanti, Stefano Rodotà, Lorenza Carlassare, Alessandro Pace, Roberta De Monticelli, Gaetano Azzariti, Elisabetta Rubini, Alberto Vannucci, Simona Peverelli, Salvatore Settis, Costanza Firrao

lunedì 24 marzo 2014

Neonazionalismi e vaffanculò alla tartare

Le amministrative d'oltralpe ci consegnano un'anteprima delle Europee di maggio prossimo: vince, quasi ovunque si sia prentato, il Front National di Marine Le Pen e vince al primo turno o nel peggiore dei casi estromette la destra o la sinistra dal ballottaggio. Ma non esultate piccoli fascistelli italici, ritraete la manina destra tesa che non è la vostra vittoria. 
La vittoria, pur parziale, della signora Marina La Pena non è un revival del fascio littorio o della repubblica di Vichi e non è inedita. Il molto meno affascinante padre di lei ottenne lo stesso risultato nel 2002. Può succedere... se la sinistra non fa più politiche di sinistra perchè è più moderno fare la destra, e se la destra fa il gossip con le chansonnier italiche. In realtà il voto al Front National è un vaffanculo al bipolarismo di schemi alternativi solo sulla scheda elettorale ma che poi rendono conto agli stessi interlocutori e lasciano senza interlocutori fette sempre più ampie della società. 
Marina La Pena invita adesso tutti gli antieuropeisti ad unirsi: pronto Salvini a rispondere "Presente!". Perchè c'è sempre bisogno del Nemico Esterno di orwelliana memoria. Il refrain del "ce lo chiede l'Europa" ha fatto il suo effetto: colpevole di tutto è sempre l'Europa che ci vincola, ci opprime, limita le nostre libertà. Ma che ci sta in Europa? Bin Laden buonanima? il barone De Sade? O sarà che per decenni al Parlamento Europeo (peraltro privo di poteri d'indirizzo politico) si è mandato sempre un esercito di trombati delle elezioni nazionali, sarà che anzichè mandarci i migliori ci si è parcheggiata Iva Zanicchi (Iva Zanicchi!!!) o se si è considerato il cimitero degli elefanti degli Occhetto o dei Cofferati. Che ti puoi aspettare? Se i membri della Commissione Europea vengono indicati dai singoli governi nazionali con criteri da manuale Cencelli, che ti puoi aspettare?
Compagni, che fare? Si diceva una volta.. "Il momento è grave, ma non serio!" (cit.E.Flaiano).  Tornare alla Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio? Uscire dall'Euro e tornare al Fiorino? Agli euroscettici a 5stalle e no, propongo una via d'uscita. Lo strapotere tedesco, le austere politiche dei burocrati continentali si combattono solo in un modo: abbassando il tasso di nazionalismo dei singoli Paesi. Se la Merkel prima di sentirsi tedesca, un giorno si sentirà europea si preoccuperà delle condizioni di Spagna, Grecia e Portogallo come si è preoccupata della Germania Est. Se gli europei riuscissero a sentirsi tali prima di sentirsi padani, baschi e catalani si potrebbero realizzare politiche sociali ed economiche eque da Estoril a Berlino e da Copenhagen a Lampedusa. Si potrebbe realizzare allora il sogno di questi neonazionalisti: una Patria con la bandiera blu e le stelle d'oro. L'unica Nazione in grado oggi di affrontare alla pari le sfide globali che pongono Cina, India, Usa e Brasile. Altrimenti dove va la piccola Francia di Marina La Pena? Altrimenti il futuro sarà un'Europa divisa in staterelli saccheggiati dai lanzichenecchi russi, cinesi, arabi e indiani. A voi la scelta. Io sto con l'Europa dei Popoli verso il popolo europeo perchè dove c'è più coesione c'è più uguaglianza e se c'è uguaglianza si attenua la tentazione del pesce tedesco di papparsi il pesciolino greco o italiano.
Neonazionalisti ed euroscettici, la risposta è dentro di voi, però è sbagliata!

Per favore, alle Europee non votiamo come al solito con l'intestino crasso, proviamo a votare con la testa. Così, per vedere l'effetto che fa..

lunedì 17 marzo 2014

Il ritorno nel seno della Grande Madre Russia





















La Crimea approva con un referendum il ritorno tra le braccia della Grande Madre Russia. L'annuncio della consultazione referendaria era stata salutata con favore dal più grande statista italiano: Sua Democraticità Beppe Grillo. 
Il risultato è stato del 96,6% a favore dell'annessione (non è ancora chiaro in quale forma) alla Libera repubblica russa con la partecipazione di tre elettori su quattro. Gli osservatori europei inviati a vigilare sulla regolarità riportano giudizi tranquillizzanti:  Fabrizio Bertot (europarlamentare Forza Italia) "una votazione tranquilla, simile a quelle che avvengono in Italia". Beh, se lo dice lui...
Usa e UE invece la definiscono illegale. Il clown non lo sa se è stata illegale, ma sospetta che avendo un carrarmato russo puntato contro la finestra di casa, anche lui sarebbe uscito tranquillo per votare si ai fratelli russi.
Tutte le pippe sulla russofonia, sugli aspetti storici che da sempre rendono la Crimea una penisola russa si infrangono qui: sul cingolo dei carrarmati di Putin. Se la scelta fosse stata libera, Mosca non avrebbe avuto bisogno di invadere la penisola, assediare le casereme ucraine, prendere possesso del porto e tenere di stanza sul suolo ucraino 20000 soldati. Così pare al clown.. Poi c'è da dire che Putin è personcina liberale e moderata, come si sa: uno che al vertice con la Merkel fa arrivare il suo cagnolino di ottanta chili a dieci centimetri dalle gambe della tedesca, nota cinofoba. Quindi come fai a sospettare che qualcosa non vada?
Inoltre la risposta Ue è debole e farraginosa, come al solito. Questa debolezza allontana gli europei dall'Europa, figurarsi gli ucraini. Putin fa il comodo suo in Crimea, come lo fece in Cecenia, perchè sa che non pagherà pegno: nessuno gli presenterà il conto. E il cittadino crimeo sceglie il padre-padrone russo, alla distratta ed incapace mamma Europa. 

Sarebbe il caso di ricordarsene il 25 maggio, intanto prevedo guai...  

domenica 16 marzo 2014

Lettura della settimana



16 marzo 1978 il Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro viene rapito dalle Brigate Rosse in Via Fani a Roma. 55 giorni di prigionia, dialogo e rapporti umani tra le persone che abitarono la prigione.


venerdì 14 marzo 2014

Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana....



















Episodio I

Sono tempi duri per i ribelli,  il malvagio Dalphonsine sta per proclamarsi imperatore della galassia e si appresta a costruire la "morte nera", una nave spaziale elettorale in grado di distruggere interi pianeti, ma non basta, intende avere il controllo di ogni singolo granello abitato del cosmo: anche del minuscolo porto commerciale stellare di P.scar V...
I protagonisti di questa storia sono: 


L'Imperatore Galattico Dalphonsine
il lato oscuro della forza elettorale, in grado di controllare i cuori e le menti dei suoi elettori e di piegare le loro volontà alla sua. Chi si ribella alla sua volontà viene cancellato dalla scena politica galattica. 


Darth Vader Aleksandrjn
ex cavaliere jedi, poi passato al lato oscuro della forza. Potrebbe ancora avere un'anima, ma la sua coscienza e la sua volontà sono nelle mani dell'Imperatore.


Jabba Dhunatt
un losco trafficante di voti intergalattici disposto a trattare con tutti, anche con l'Imperatore pur di avere un tornaconto per se e per i suoi servi. La sua fame di potere è proverbiale nel sistema solare di P.scar




Luke Antò Skywalker
un giovane cavaliere jedi che si batte per la libertà e l'autonomia di P.scar V. La forza è in lui, ma potrebbe non essere sufficiente per contrastare l'influenza dell'Imperatore. Le sue idee sono buone e fanno presa tra gli abitanti del porto galattico di P.scar



Yoda
il narratore di questa storia. Più volte venuto a contrasto con Dalphonsine e con Jabba ha abbandonato (forse) la lotta attiva contro il lato oscuro della Forza, ma si dà da fare per organizzare i ribelli galattici che intendono fermare l'egemonia dell'Imperatore. Vive in oscuro planetoide del sistema solare di P.scar. Se siete ribelli, non preoccupatevi di cercarlo, vi troverà lui..

Gli abitanti di P.scar V si preparano ad eleggere il proprio governatore per i prossimi cinque anni-luce. Il governatore uscente non ha brillato e adesso ha i suoi problemi a farsi confermare. Gli oppositori decidono di scegliere lo sfidante mediante un meccanismo che in altri sistemi solari si potrebbe chiamare "democratico": i candidati jedi espongono idee e programmi per lo sviluppo futuro di P.scar ed i cittadini scelgono il migliore pagando una moneta galattica.
Si presentano in sei, tra cui Luke Antò Skywalker e Darth Vader Aleksandrjn (secondo il volere dell'Imperatore). Le buone idee di Skywalker ed il grande impegno dei cavalieri jedi tra la popolazione di P.scar V danno i loro frutti: Aleksandrjn è primo, Skywalker secondo, ma i voti spaziali raccolti richiedono una seconda votazione tra i coloni di P.scar. 
L'Imperatore Dalphonsine interviene in prima persona, vuole evitare la nuova consultazione con tutti i mezzi: cerca un accordo con Jabba Dhunatt, schiera tutto l'esercito di droni imperiali con Aleksandrjn, vuole attrarre Skywalker verso il lato oscuro della Forza. Skywalker deve resistere, Jabba Dhunatt è allettato dalle proposte dell'Imperatore (un assessorato galattico tra pochi mesi-luce è un'offerta interessante..). I jedi cercano di spronare Skywalker a resistere e a continuare la battaglia: Non ti arrendere Antò! Ma il lato oscuro è troppo forte e Skywalker alla fine rinfodera la spada laser. Perchè Skywalker, perchè? L'Imperatore ha vinto anche questa battaglia. Darth Vader Aleksandrjn sarà il prossimo governatore di P.scar V. I ribelli sono divisi, delusi e dispersi. La Morte Nera continuerà ad essere costruita. L'intera galassia è in pericolo.   

Ma non vi preoccupate questa è solo una favola (o un incubo) spaziale, nel mondo reale domenica a Pescara ci sarà il ballottaggio per scegliere il candidato sindaco del centro-sinistra. Democraticamente, tra Alessandrini e Blasioli, i cittadini sceglieranno LIBERAMENTE il migliore. Viva la libertà!
O no?

giovedì 13 marzo 2014

martedì 11 marzo 2014

La quota rozza


Amiche care, è passato l'otto marzo? Grazie a Dio! Avete finito con le manifestazioni woman pride, così eleganti da essere degne dell'approvazione di Cristiano Malgioglio? Bene, allora posso pubblicare questo post senza che calpestiate le mie parti basse con i tacchi 12 (forse).
Allora andiamo con un tema leggero: la legge elettorale.
A parte che il governo del futurista Renzi ha trascorso l'ultima settimana a pontificare sull'importanza della parità di genere, fracassando ogni tipo di ghiandola riproduttiva agli italiani. Ci pensate voi a quanto sarebbe bello avere un parlamento con dieci cento mille Maria Elena Boschi e Marianna Madia? la vertigine dell'immagine mi sta facendo svenire...
Risultato: il Pd si spacca (strano oh!); l'emendamento sulla parità di genere è bocciato.
E vai con i peana: e il sessismo, e il maschilismo, e il ruolo della donna nella società... tutti a piagne.
L'inciviltà e la rozzezza della proposta, sono degne del grado di inciviltà che ha raggiunto questo Paese: fare 50:50 alternando maschio e femmina è gioco puerile ed ignobile. Voglio un Parlamento di persone serie, competenti, preparate. Scusate se pretendo.. 
Allora io che sono brutto, sporco, cattivo e anche maschilista propongo questo emendamento. Votatemelo. Vorrei le liste composte da un maschio etero, una femmina, un frocio, un negro, uno zingaro, un transessuale, un cane, una zoccola, e un elefante (preferibilmente ammaestrato). Mi sembra sufficientemente democratico e liberale. no?
Questo Parlamento ha la più alta presenza di deputati di sesso femminile della storia d'Italia, il presidente della Camera è femmina, otto ministri sono femmine. Credo non ci sia neanche una donna. Sennò una donna si sarebbe ribellata all'idea di essere messa in lista grazie al suo sesso e non per le sue capacità, la sua preparazione, le sue idee, la sua professionalità.
Perciò per una volta sono contento dell'operato del PD: umiliare le donne dando loro una riserva indiana è discriminazione sessuale. Quella si.
Mi rimane da chiedermi cosa ci hanno nascosto nel frattempo dietro il fumo di questo tema: forse che la legge elettorale che stanno approvando è incostituzionale? La Corte Costituzionale con calma, tra otto-nove anni ce lo dirà..
Almeno l'aberrazione della quota rozza ce la siamo risparmiata.

Viva l'Italia!

domenica 2 marzo 2014

Bell'idea BeppeGrì, proprio una bella idea!!!

Copia e incolla dal blog di Beppe Grillo:
 "In Ucraina sta succedendo qualcosa di grave, le cui conseguenze potrebbero essere imprevedibili. Un governo odiato da una parte della popolazione e amato viceversa dagli ucraini russofoni, circa 14 milioni contro 32 milioni di ucraini, è stato deposto con la forza, dalla piazza. Il presidente Viktor Yanukovich, eletto in regolari elezioni, non un dittatore in termini politici, è fuggito in Russia ed è sotto la protezione di Putin. L'Ucraina è vitale per la Russia per ragioni geopolitiche. La sua flotta militare è ospitata a Sebastopoli in Crimea che appartiene all'Ucraina. La Crimea, per i russi è russa, ancorché ceduta da Krusciov all'Ucraina nel 1954 quando era ancora in vita l'Unione Sovietica[...]".

Dopo aver dato importanti lezioni di democrazia agli italiani, Beppe Grillo si diletta anche di geopolitica ed equilibri planetari...
Adesso, va bene che quando uno è disperato non sa più quello che dice:
ma "le regolari elezioni" si sono svolte con il leader avversario Julia Tymoshenko in carcere (e senza cure mediche), quindi saranno state regolarissime ste elezioni;
Il povero Viktor Yanukovic ha governato con i soldi e con il pugno di ferro dell'amico Putin: quindi libertà di stampa, libertà di manifestazione, libertà d'espressione quanta ne vuoi... proprio come in Russia;
"La Crimea per i russi è russa???" pure la Savoia nell'ottocento era francese, e allora? ridiamo indietro a Hollande Piemonte e Liguria?E di Bolzano che mi dite? Parlano tutti tedesco, quindi l'Austria se la può prendere quando vuole??
Bell'idea di democrazia che c'ha il grilletto nervoso, proprio una bella idea e ogni giorno ormai non perde occasione di regalare agli italiani queste sue perle! Ricordo a tutti che questi scienziati hanno preso il voto di un italiano su quattro! Idiozia a 5stelle..

Meno male che Grillo c'è!

venerdì 28 febbraio 2014

Il Paese di B.

In una splendida imitazione di Francesco Rutelli, qualche anno fa Corrado Guzzanti faceva dire al leader della Margherita che "il Paese non è di destra nè di sinistra, è tuo Berluscò [..]". E fu un'affermazione profetica.

 

Il berlusconismo ha vinto: in vent'anni ha disintegrato culture politiche e prassi democratiche consolidate ed oggi, forse alla fine della parabola personale di Silvio B. ha varcato i confini del centrodestra e pervade ormai l'intero campo politico.
L'espulsione dei quattro senatori 5stalle ne è l'ennesima conferma: qual'è la colpa di costoro? intelligenza col nemico, cambio di casacca, tradimento del mandato elettorale... niente di tutto questo. I quattro arcinemici del Beppone nazionale si sono limitati a dire, blandamente che forse Grillo avrebbe fatto meglio ad assumere un diverso comportamento durante le consultazioni con Renzi.
Apriti cielo! assemblee congiunte degli eletti a notte fonda, consultazioni online per l'espulsione, meetup locali sfiduciano i traditori dal territorio (?!) e alla fine il responso della rete è: fuori.
il reato? Lesa maestà, d'altro non c'è notizia...
Il totem della democrazia diretta invocato dai grillini come la mano di Allah sulla terra è una bufala più grossa del milione di posti di lavoro che spacciava il Cavaliere a metà anni 90. Nel caso grillino è anche peggio, come dimostra l'immagine sottostante..

Ma anche "il campo dei progressisti" (cit. Massimo D'Alema) soffre gli stessi mali: le primarie aperte a chiunque per scegliere segretario e classe dirigente del Partito sono un'offesa all'intelligenza. Vertice e linea politica del partito la decidono i partecipanti alla vita del partito(cioè i tesserati), secondo logica. Sennò? Sennò ti succede Renzi... che non a caso piace più a destra che a sinistra, che va avanti con le ospitate ad Amici di Maria De Filippi e quando parla è rumore di fondo: praticamente una televendita!
Ma un partito è un'altra cosa: è il confronto fisico tra le persone, non è un braccio di ferro ma, auspicabilmente, al termine di una direzione i vinti portano a casa qualcosa ed i vincitori integrano la posizione iniziale con l'apporto dei contributi di tutti. Per capirci: non è come fa Civati che in direzione vota contro il cambio Letta-Renzi e in aula vota la fiducia-sfiduciata per timore di essere cacciato. Sennò Civà sei un pulcinella non l'opposizione interna. 
Come si vede, i tre principali partiti italiani sono eterodiretti dai loro capi, ed ogni forma di dissenso, o anche minimo scostamento, dal dettato del pater familias si paga caro, carissimo. L'immagine svuota il contenuto e lo irride.
Dunque, saltando a piè pari i piccoli partiti, che per definizione sono partiti personali si può concludere che in Italia non ci sono partiti, e se non ci sono partiti non c'è politica nazionale:

"Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale" 
Costituzione Italiana Art.49

Ma ormai questo è il Paese degli uomini soli al comando, è il Paese in cui le posizioni politiche si esprimono in trenta secondi (il tempo di uno spot), in cui la linea politica la fanno gli istituti demoscopici e un passaggio in tv vale più di anni di militanza, un sorriso smagliante più dell'esperienza. E la Costituzione è solo un pezzo di carta ingiallita. Chissà se la trovo sull'I-store così me la scarico..
 
e adesso, pubblicità.

martedì 25 febbraio 2014

G o o d    N e w s
























Pier Luigi Bersani riprende il suo posto in aula. Oggi! Buon lavoro..

lunedì 24 febbraio 2014

Lo spread antropologico

























Ad esecuzione avvenuta, a fiducia al Renzi I acquisita, un pò disgustato dall'intera vicenda mi pare doveroso fare due considerazioni. Innanzitutto mi preme sottolineare lo spread antropologico, la differenza in termini di statura umana e politica dei due in questa foto.
Mai stato tenero con il governo dell'Ottimo Enrico Letta, nè il giudizio può cambiare ora ed infatti non cambierà. Ma dal giorno della direzione PD ad oggi, in una decina di giorni non di più, il valore umano e politico di Enrico Letta sono andati aumentando ad ogni azione e ad ogni dichiarazione di Matteo-Pieraccioni-Renzi.
Enrico Letta ha dimostrato un'eleganza ed una sobrietà sconosciute a questi anni bui: in seguito alla direzione del suo partito, nella quale Renzi chiedeva la sua testa e tutti i delegati a gridare "Barabba!!" esclusi alcuni fighetti di cui parlerò dopo, rassegnava le sue dimissioni a nonno Napolitano. Senza polemica, senza minacciare vendetta; 
in seguito alle rassicurazioni di Renzi "stai sereno Enriho, noi s'è toshani, non voglio la tua poltrona" ha cercato di continuare a lavorare tentando di non sentire il rumore delle termiti che rosicchiavano i piedi della sua sedia; 
sono arrivati alcuni minuscoli risultati proprio quando lasciava palazzo Chigi, ma troppo tardi e troppo pochi per rinsaldare la sua posizione;
l'onore delle armi e gli applausi dei funzionari di palazzo Chigi (gente che ne ha visti passare di premier) sono stati il giusto tributo ad un uomo che ha raccolto una sfida troppo grande per chiunque (governare con gli scissionisti del centro-destra, con il Pd, con Napolitano che ti alita sul collo, con le larghe intese che si sono sgretolate giorno per giorno) ed ha avuto il coraggio di provarci.
Governateci voi con Lupi e Alfano, con Casini che si scanna con Monti, con un Pd schizofrenico, poi mi fate sapere...
Nonostante i marosi Enrico era rimasto in sella, grazie al suo standing internazionale, ai buoni uffici dello zio certo, ma anche alle proprie capacità.. non così comuni come si crede. 
Perchè lo hai fatto? chi te l'ha fatto fare? Credo che gliel'abbia fatto fare il considerarsi una "risorsa della Repubblica" e credo che lo sia.
Ma dato che al peggio non c'è mai limite, ecco il nuovo che avanza: come ho già avuto modo di dire Renzi è il Pieraccioni della politica italiana, è uno che di mestiere farebbe il comico ma non ti fa ridere neanche se stai già ridendo per fatti tuoi.
Renzi è così, lui è giovane, piace alla gggente, è bipartisan ma anti larghe intese, è un self made man e pare che da giovane suonasse sulle navi da crociera (ah no, questo è un altro..). Ma Renzi ha un grande merito: essendo veloce twittatore e sempre online ci ha messo poche settimane a far capire a tutti chi è, anche a quel milione e otto scarso che l'ha votato "segretario del principale partito della sinistra" (forse).
Renzi è privo di qualsiasi etica politica, è tutto e il suo contrario, dice bianco e poi fa nero con una tracotanza intollerabile, è uno che per arrivare dove vuole arrivare calpesterebbe la moglie ed i tre figli tricolore. Renzi è pericoloso come sono pericolosi tutti gli idioti: ha aperto una crisi al buio, ha formato il suo governo con gli stessi del governo Letta peggiorando la qualità della squadra di governo con l'inserimento delle bimbeminkia Boschi e Madia (gente che non ha ancora capito dove si trova, nè perchè), ha resuscitato Berlusconi facendolo partner imprescindibile delle riforme, ha distrutto le ultime tracce delle culture politiche più importanti della storia repubblicana e oggi si dilettava in Senato a sfottere quattro ebeti a 5stalle. Questo è il signor Matteo Renzi. Questo Paese è davvero nei guai.
Non c'è alcuna speranza saremo stritolati tra questo pazzo furioso, gli stiliti grillini e mister B. In tutto questo, la ciliegina sulla torta è Civati. Civati Giuseppe detto Pippo, duro censore dei costumi renziani in direzione PD. Non ha mai votato la fiducia a Letta perchè "non si può votare un governo con dentro gli Alfano e i Lupi", domenica per distrarsi ha convocato a Bologna i suoi sostenitori per decidere il da farsi dopo che la mamma ha stracciato la tessera del partito. Alla fine ha concluso che dovrà votare la fiducia a Renzi, sennò lo cacciano dal PD. Pensa che culo! Lo iscrivo di diritto alla categoria "Capitani Coraggiosi": ma se ti facevi dare direttamente un ministero non era meglio? Per te e per tutti noi. Poveri sciocchi quelli che hanno pagato due euro per sostenerti alle primarie. Quanta speculazione e quanti calcoli sulle ultime speranze di una sinistra di governo. Che tristezza.
Non c'è più niente da fare, se questi sono i trentenni, se questi sono i volti nuovi della politica italiana, ridatemi gli ottantenni, ridatemi Franco Mariniiiiiiii!!!!!!!!!!!

Questo Paese è davvero nei guai, l'ho già detto?