Sul finanziamento
pubblico dei partiti. Contropinione ragionata
Vi do una notizia: questo
Paese è stato progettato come un meccanismo perfetto, basato su
principi democratici con sistemi di poteri e contropoteri tendenti a
favorire l'uguaglianza e la partecipazione.
Ve ne do un'altra: questo
Paese ha dimostrato negli anni una capacità incredibile al
masochismo, all'autoflagellazione e all'autolesionismo unici.L'ottimo governo
dell'ottimo Enrico Letta sta lavorando sulla cancellazione (pur
graduale, si parla di una legge che andrà a regime in tre anni) del
finanziamento pubblico ai partiti. Attacco di grillismo? Arma letale
antigrilli? Ai posteri...
Io qui mi soffermerei su una riflessione, pacatamente e serenamente (direbbe Romano Prodi): il finanziamento pubblico ai partiti non va abolito, ma ridotto e regolamentato.
Io qui mi soffermerei su una riflessione, pacatamente e serenamente (direbbe Romano Prodi): il finanziamento pubblico ai partiti non va abolito, ma ridotto e regolamentato.
Quello che volgarmente si
definisce finanziamento pubblico dei partiti (che dopo il referendum
del 94 è diventato rimborso elettorale) è una misura che fu
prevista come principio di libertà: ogni cittadino ed ogni libera
associazione di cittadini dovevano essere messi nelle condizioni di
poter partecipare alla vita pubblica, perchè la politica ha un
costo. Sennò ci ritroveremo a vivere in un Paese dove i partiti
saranno ostaggio di lobbies finanziatrici e si sceglieranno i leaders
in base al patrimonio personale o alla capacità di attrarre
finanziamenti anziché in base alle idee e ai progetti. Lasciare
tutto come sta? No, perchè i rimborsi sono abnormi rispetto alle
spese certificate, per le elezioni 2008 (ultime politiche su cui abbiamo dati certi) i partiti sono stati rimborsati del
500%. Ma non pongo qui la questione quantitativa, che pure non è
irrilevante, quanto la destinazione del denaro pubblico.
Le spese per la campagna
elettorale andrebbero calmierate basandole sui collegi e dividendole
per i candidati ed andrebbero rimborsate a seguito di giustificata
dimostrazione (per tutto il resto c'è mastercard, cioè la
mastercard del candidato).
Le sedi di partito ed i
relativi oneri di affitto e gestione non dovrebbero rientrare tra le
voci rimborsabili (chi vuole può aprire una sede in ogni quartiere,
o in ogni casa, ma se la paga).
Il personale di partito
andrebbe ridotto ma va pagato perchè sta li a svolgere una funzione
(e la dovrebbe svolgere in base a delle competenze chiare e
dimostrabili, non perchè è l'amante della zia del segretario).
Una parte dei rimborsi
dovrebbe essere destinata infine alla formazione politica (hai visto
mai che potremmo migliorare pure la qualità dei nostri politici?).
Si potrebbe ridurre di
due terzi la spesa pubblica relativa ai rimborsi elettorali senza
minare ulteriormente il principio democratico che ne è alla base. Contrariamente alla vulgata corrente, io la penso così.
Fa ridere? In Italia,
oggi, si.