La visione di Silvio.
di Corradino Mineo, dal suo blog del 26 agosto
“Epifani a Berlusconi: basta ricatti”.
Repubblica
intervista il segretario del Pd che apprezza “il lavoro prezioso che
Letta sta facendo” e sostiene che “una crisi adesso sarebbe un danno per
l’Italia”, ma promette che il Pd non baratterà la durata del governo
con una soluzione “politica” per Berlusconi. “Una crisi adesso
sarebbe una follia”, il Corriere della Sera cita Letta, poi si concede
una disamina sui contrasti nello zoo di Arcore. “Sotto accusa i
falchi”,nel titolo di testa, ma anche “tra merli e cornacchie Silvio
ascolterà i figli”, intervista a Carlo Rossella. Nonché un omaggio alla
impavida “pitonessa” che pare voglia strozzare fra le sue spire il
“camaleonte” Alfano. Non è così, nello zoo regna la pace, dice Il
Giornale. Piuttosto è “sfida finale” contro il serraglio democratico.
“Il PDL compatto con il Cavaliere, a Napolitano e Letta il compito di
trovare una soluzione”.
“La Crisi ora, una follia”, più che il Corriere è la Stampa a far
propria la frase del Premier. “Di tutto avremmo bisogno - scrive Mario
Calabresi - tranne che di gelare i fili d’erba della ripresa, di
affogare nel caos e nelle paure i primi segnali positivi che la nostra
economia mostra da anni”. L’economista Paganetto spiega come la “legge
di stabilità possa liberare risorse”, dunque un’occasione da non
sprecare. Capisco Letta. Veramente. Contava di poter mostrare qualche
risultato tangibile della sua azione di governo a conclusione del
semestre italiano di presidenza dell’Unione Europea e rischia, ora, di
non poter neanche varare la sua prima “finanziaria”. Ma davvero era
imprevedibile quel che succede? Davvero Napolitano credeva, Letta
credeva, il Pd credeva che Berlusconi avrebbe sostenuto il governo anche
a condizione di dover perdere lo status di Senatore e di rassegnarsi a 9
mesi di arresti domiciliari?
Ieri ho lanciato, via twitter, un ballon d’essai. Caro Letta - ho
scritto - “follia” è stato credere che si sarebbe potuto governare a
lungo con Berlusconi. Reazione di tre tipi. Condivisione critica, con la
richiesta di togliere la frase “a lungo”: con Berlusconi non si può né
si deve governare nemmeno un solo giorno. Fastidio e irrisione: “e
allora, che si sarebbe dovuto fare?”. Infine, tentativo di
colpevolizzarmi: “zitto, che hai votato la fiducia”. Ripeto, ancora una
volta, che dopo la mezza sconfitta elettorale del Pd, il rifiuto del
dialogo e l’umiliazione che M5S ha voluto infliggere a Bersani, dopo
aver fatto cadere la candidatura Rodotà, aver bruciato Marini,
impallinato nel segreto dell’urna Prodi ed essersi prostrati in
ginocchio davanti a Napolitano perché accettasse un secondo mandato,
dopo questo calvario politico ed istituzionale, non era politicamente
possibile né sensato negare la fiducia al governo Letta. Solo che un
governo “di necessità” - queste cose le ho dette in Senato - avrebbe
dovuto semplicemente fronteggiare l’emergenza economica
(cassaintegrati, esodati, un po’ di soldi per la scuola, pagare i debiti
alle imprese), chiedere e ottenere la modifica della legge elettorale e
far intuire, almeno, le linee di una possibile, nuova e meno remissiva,
politica europea dell’Italia. Poi, quando sarebbe scoppiata - e si
sapeva che sarebbe scoppiata - la bomba Silvio, il Pd avrebbe dovuto
rapidamente separare le proprie responsabilità dal PDL, lasciando che si
impiccasse in difesa di B.
Invece Letta, Napolitano, il Corriere della Sera, Epifani, hanno
finto di credere che l’Italia avesse trovato un governo stabile. Che
Berlusconi potesse accettare gli arresti domiciliari pur di rimanere nei
panni dello “statista”, dell’artefice della “pacificazione”, del
padrino di una “svolta epocale” con modifica, in senso decisionista e
presidenziale, della nostra Costituzione. Questa, sì, è follia. Capisco
persino il Cavaliere quando si sente preso in giro. E ripete “ma davvero
credevano che avrei potuto accettare il tramonto ai domiciliari e fuori
dal Parlamento, che oggi mi prescrive Galli della Loggia?”
Berlusconi è un bugiardo, ma ha la costanza del grande mentitore. E
finisce col credere alle proprie bugie. È davvero convinto che avrebbe
realizzato una rivoluzione liberale se non fosse stato per Bossi, Casini
e Fini. Davvero pensa che Costituzione e Consulta, ponendo vincoli
all’esecutivo, gli abbiano impedito di governare. Che chi esercita
controllo di legalità (Procure, Corti, CSM) dovrebbe farlo in modo
discrezionale, cioè non disturbando il manovratore del paese, l’unto del
Signore in quanto eletto dal Popolo. Pensa davvero, Berlusconi, di
essersi dimesso nel 2011 per “generosità” e non perché cacciato dal
disgusto dell’opinione pubblica e dei suoi partner europei , Merkel e
Sarkozy. E ora pensa davvero che il sostegno al governo, in cambio di
una sua santificazione come padre nobile (e libero) di una nuova
Italia”, sia un giusto baratto nell’interesse suo come del Paese.
Sono Napolitano e Letta - pensa Silvio - che non hanno rispettato i
patti. E allora? Speravano forse gli architetti delle larghe intese che
“le colombe” avrebbero spinto Berlusconi un po’ più in là? Conosco bene
queste colombe, per averle intervistate più volte a Rainews24. So che,
in cuor loro, desiderano la morte del padre. Anche come forma di
affetto, per non vederlo rotolare nella polvere. Ma escludono di poterlo
ucciderlo con le loro mani. Dunque, caro Letta, “follia” è credere che
questa pantomima potesse durare a lungo.
Ed è una follia che può causare grande danno al Pd. Scrive oggi
Diamanti: “Berlusconi è già in campagna elettorale”. Ricattando e
atteggiandosi a vittima egli pone al centro dell’attenzione “il tema
della giustizia. O meglio dell’ingiustizia nei suoi riguardi. In secondo
luogo “cerca di imporre il proprio caso personale come caso
esemplare....Una crisi di governo prodotta, in modo implicito o
esplicito, dalle attuali vicende giudiziarie lo rilancerebbe come
protagonista della vita politica e sociale”. Infine, non può e non vuole
“accettare la decadenza” perché “significherebbe riconoscere il declino
e aprirebbe ufficialmente la guerra di successione”. Dunque, conclude
Diamanti: “Lui, Berlusconi, da solo. Contro tutti. La sinistra, Letta.
Ma soprattutto Napolitano...La posta in palio è alta....Dopo aver
scritto la biografia della Seconda Repubblica, Berlusconi vorrebbe
lasciare il segno anche sulla Terza.”
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