Pescara che verrà e il
PD[R]
Si discute a Pescara sul
progetto della dannunziana amministrazione Mascia (centrodestra) di
pedonalizzare una grande arteria del centro cittadino: Corso Vittorio
Emanuele II.
Questa “grande opera”,
per cui sono stati stanziati un milione e spiccioli di euro, suscita
giustamente in città dibattiti e prese di posizione. E' un' opera in
grado di cambiare radicalmente il volto del capoluogo abruzzese così
come lo conosciamo. Chiudere al traffico parte del centro è stata
negli anni un'utopia , un sogno segreto di larga parte della sinistra
e della sua gente, delle associazioni ambientaliste attente alla
qualità dell'aria ed alla fruibilità degli spazi civici, di
chiunque abbia una bicicletta e sogni di attraversare almeno una
parte della città pedalando senza respirare gas di scarico e
rischiare la pelle.
Senza entrare nel merito
del progetto, ma solo in punto di principio, l'iniziativa pare
ambiziosa ma condivisibile: Pescara è una città che ogni giorno
viene raggiunta da un numero di persone pari ad i suoi abitanti che
arrivano in macchina, ne consegue una qualità della vita e dell'aria
molto basse a causa di traffico e smog; e checchè se ne dica anche
le ambizioni turistiche e commerciali sono frustrate da questi
aspetti.
Nell'ambito del
dibattito, è un po' imbarazzante scorrere le posizioni assunte dal
centrosinistra ed è incredibile come ogni volta che, ad ogni
livello, si cerchi il PD lo si trovi costantemente in retroguardia.
Si potrebbe proporre una variazione di denominazione PD[R] “Partito
Difesa e Retroguardia”.
Mi pare stridente che un
partito, come usava dire una volta “progressista”, si arrocchi in
difesa di interessi miopi e particolaristici o si adoperi a costruire
barricate e ad aizzare commercianti ed associazioni di categoria
contro il progetto, per partito preso. Un Partito serio avrebbe
sviluppato un dibattito aperto a tutta la cittadinanza, avrebbe
dialogato con la maggioranza in Comune per emendare il progetto e
renderlo migliore, avrebbe avuto la capacità di vedere oltre la
punta del proprio naso, avrebbe fatto proposte, condiviso posizioni e
partecipato: in una parola avrebbe fatto politica, anziché andare
miseramente a caccia dei voti di quei commercianti che temono che gli
interessi della loro bottega vengano danneggiati dal progetto.
Mi chiedo se nelle
grandi città europee Parigi, Barcellona, Berlino non esistano aree
chiuse al traffico privato. E mi chiedo se, qualora esistessero, siano squallidi viali tappezzati di saracinesche abbassate o veri e
propri “giardini urbani”. Mi chiedo se passeggiare in bicicletta
con tuo figlio per Corso Vittorio e fare shopping non sarebbe più
divertente che chiudersi in un outlet fuori città. Mi chiedo se il
centrosinistra e il PD se lo chiedono.
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