sabato 25 maggio 2013

Pescara che verrà e il PD[R] 

Si discute a Pescara sul progetto della dannunziana amministrazione Mascia (centrodestra) di pedonalizzare una grande arteria del centro cittadino: Corso Vittorio Emanuele II.

Questa “grande opera”, per cui sono stati stanziati un milione e spiccioli di euro, suscita giustamente in città dibattiti e prese di posizione. E' un' opera in grado di cambiare radicalmente il volto del capoluogo abruzzese così come lo conosciamo. Chiudere al traffico parte del centro è stata negli anni un'utopia , un sogno segreto di larga parte della sinistra e della sua gente, delle associazioni ambientaliste attente alla qualità dell'aria ed alla fruibilità degli spazi civici, di chiunque abbia una bicicletta e sogni di attraversare almeno una parte della città pedalando senza respirare gas di scarico e rischiare la pelle.
Senza entrare nel merito del progetto, ma solo in punto di principio, l'iniziativa pare ambiziosa ma condivisibile: Pescara è una città che ogni giorno viene raggiunta da un numero di persone pari ad i suoi abitanti che arrivano in macchina, ne consegue una qualità della vita e dell'aria molto basse a causa di traffico e smog; e checchè se ne dica anche le ambizioni turistiche e commerciali sono frustrate da questi aspetti.

Nell'ambito del dibattito, è un po' imbarazzante scorrere le posizioni assunte dal centrosinistra ed è incredibile come ogni volta che, ad ogni livello, si cerchi il PD lo si trovi costantemente in retroguardia. Si potrebbe proporre una variazione di denominazione PD[R] “Partito Difesa e Retroguardia”.
Mi pare stridente che un partito, come usava dire una volta “progressista”, si arrocchi in difesa di interessi miopi e particolaristici o si adoperi a costruire barricate e ad aizzare commercianti ed associazioni di categoria contro il progetto, per partito preso. Un Partito serio avrebbe sviluppato un dibattito aperto a tutta la cittadinanza, avrebbe dialogato con la maggioranza in Comune per emendare il progetto e renderlo migliore, avrebbe avuto la capacità di vedere oltre la punta del proprio naso, avrebbe fatto proposte, condiviso posizioni e partecipato: in una parola avrebbe fatto politica, anziché andare miseramente a caccia dei voti di quei commercianti che temono che gli interessi della loro bottega vengano danneggiati dal progetto.

Mi chiedo se nelle grandi città europee Parigi, Barcellona, Berlino non esistano aree chiuse al traffico privato. E mi chiedo se, qualora esistessero, siano squallidi viali tappezzati di saracinesche abbassate o veri e propri “giardini urbani”. Mi chiedo se passeggiare in bicicletta con tuo figlio per Corso Vittorio e fare shopping non sarebbe più divertente che chiudersi in un outlet fuori città. Mi chiedo se il centrosinistra e il PD se lo chiedono.

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